- Autore articolo Di Liliana Frontela
- Data dell'articolo 26 Maggio 2022
Battesimo - immersione nell’acqua o nel fuoco?
Siamo andati alle origini:
Battezzare viene dalla parola greca immergere. Non a caso una delle prime immagini che ci viene in mente quando pensiamo al battesimo è quella raccontata nei vangeli: Giordano, Giovanni Battista, folla di gente, un richiamo alla conversione e la frase: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che (…) vi battezzerà col (…) fuoco» (cfr. Luca 3, 16).
Immergere? Immer – dal tedesco vuol dire sempre, merge – dall’inglese vuol dire unire. Allora uniamo per sempre che cosa? Una vecchia parte di noi: quella testarda, conflittuale, fossilizzata con quello che ci viene dato nel momento del battesimo: la capacità di amare e di amarsi, di sperare anche nei momenti più bui, di credere al Bene anche quando la ragione potrebbe sussurrare tutto il contrario… È ovvio che è una interpretazione Made in Loppiano ma ci piace andare alle scoperte di questi trucchi linguistici per trovare il senso nascosto nei nostri prodotti.
Torniamo alla differenza tra il battesimo di Giovanni Battista e quello di Gesù.
Perché l’uno immergeva nell’acqua e l’altro immerge (tuttora) nel fuoco?
L’acqua pulisce, disseta, rinfresca.
Il fuoco, bruciando e consumando una materia prima, riscalda e dà la luce.
Il battesimo di Giovanni
Il battesimo di Giovanni Battista è quel momento in cui l’arido di noi viene sostenuto dall’acqua della fede. Noi lo possiamo vivere e rivivere ogni volta che facciamo un passo verso l’altro offrendogli una parola di carezza o/e un gesto di aiuto. Non è scontato il rivolgersi all’altro con una gentilezza. Non è neanche scontato che l’altro l’accetti. Ma è esattamente quella la differenza alla quale nel momento del battesimo siamo tutti invitati: fare all’altro ciò che vorremmo fosse fatto a noi in modo che gli altri possano cogliere il bene e farlo, a loro volta, anche loro (cfr. Mt 5, 16).
Il battesimo di Gesù
Il battesimo di Gesù è quel secondo in cui si permette che l’arido di noi prenda il fuoco. Sono i momenti (o i periodi) in cui è come se tutto perdesse il senso. Come se le proprie forze e la propria volontà venissero a mancare. Ma anche questi momenti (o periodi), pur assurdi e apparentemente inutili, sono permessi perché il fuoco della sofferenza, bruciando e consumando un pezzettino di noi, riscalda e dà la luce. Sono proprio questi i momenti in cui si ama nonostante la mancanza delle proprie forze; si spera nonostante la piena disperazione, si crede nonostante l’assurdo delle circostanze. Senza la grazia del battesimo è difficile venirne fuori.
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